5 Feb 2016, 17:24 | Attualità News Politica | Scritto da : webrep
Asili di Reggio proibiti per il patron delle Wings
Finisce nel polverone anche l’ultimo dei “totem” della Reggio di un tempo: gli asili nido. A sollevare la questione ci ha pensato l’unico quotidiano d’inchiesta rimasto in città, Prima Pagina che che ha svelato un retroscena clamoroso sull’improvviso dietrofront del Comune di Reggio rispetto all’ingresso con una quota minoritaria dell’imprenditore marchigiano Iginio Straffi, patron della Rainbow, azienda nota in tutto il mondo per aver creato le “wings”, fatine alate e amate dai bambini. Il progetto era stato portato avanti in estate dall’assessore al Bilancio Francesco Notari al quale non era parso vero di riuscire a rimpinguare le esangui casse di Reggio Children con denaro fresco proveniente, oltretutto, da una delle aziende italiane di successo del momento. Ma quando tutto sembrava ormai fatto, ecco il colpo di scena. L’ala “bersaniana” e “lettiana” del partito di governo si è messa di traverso in nome di una presunta “purezza” di ideali di Reggio Children. Al boicottaggio dell’operazione hanno lavorato in tanti, a cominciare dai consiglieri comunali anti-renziani come Franceschini, De Lucia, Pavarini e Ibatici. A loro si sono poi aggiunti i vertici della fondazione che da anni porta nel mondo, più o meno bene, gli insegnamenti pedagogici di Loris Malaguzzi fino ad ex amministratori come Sandra Piccinini, Giordana Rabitti e Nando Rinaldi che si sono persino presi la briga di scrivere una lettera aperta alla città (!) per chiedere di respingere la mano tesa di Straffi. Senza pensare che alla “città”, e alle sue famiglie, il contributo di Straffi forse sarebbe servito. Per abbassare le rette, per esempio. O per consentire più posti ai bambini reggiani in quelli che un tempo (sono passati ormai più di 25 anni) la rivista Newsweek definì gli asili più belli del mondo. Finiti ora nella bufera. Perché fare i “duri e puri” a giorni alterni puzza di bruciato. Perché rifiutare in tempi di magre come questi l’aiuto economico di una realtà imprenditoriale sana richiede almeno una giustificazione. E non il silenzio. A meno che dietro questo rifiuto non si celi una guerra interna al partito che governa la città. Non vuoi mai che i cittadini si “sveglino” e scoprano che l’affare è saltato solo perché Straffi è un amico di Renzi…