8 Apr 2016, 16:49 | Attualità News Politica | Scritto da : Reporter

La Cgil prende posizione e si schiera (di nuovo) contro il governo.
La Cgil reggiana, con una nota stampa, rompe il silenzio e appoggia in modo netto le ragioni del Sì al refrendum del 17 aprile.
“Nove Regioni italiane – dicono da via Roma – hanno promosso un referendum per impedire che sia data la possibilità di proseguire, oltre la naturale scadenza, l’estrazione entro le 12 miglia dalla costa da pozzi petroliferi e metaniferi. L’importanza del problema emerge in tutta la sua dimensione anche dal fatto che a promuoverlo sono state nove regioni italiane preoccupate per gli effetti negativi che questa attività avrà sul turismo, sulla pesca, sulla stabilità idrogeologica e sull’ambiente in generale
L’alterazione del clima non è più un problema per ‘romantici ambientalisti’ ma una calamità economica e sociale enorme, siamo in presenza di danni economici che mettono in discussione i sistemi produttivi e la stessa sopravvivenza di popoli o territori che rischiano di essere sommersi dal mare (l’erosione delle coste è un problema reale) o desertificati per l’aumento della temperatura terrestre.
La stessa vita umana è messa in discussione a causa della rapidità del cambiamento ecologico che La gravità della situazione è tale che anche il Pontefice ha ritenuto necessario fare una enciclica per contribuire a far si che i comportamenti individuali si correggano, ma soprattutto che coloro che possono decidere deliberino rapidamente provvedimenti risolutivi contro lo stravolgimento dell’equilibrio ecologico. Una scelta miope dal punto di vista ambientale ma soprattutto economico. Il voler conservare lo stato attuale delle cose e non adottare provvedimenti che inizino un processo di sostituzione dei combustibili fossili con le energie alternative vuole dire condannare il sistema Paese alla non competitività.
Continuare sulla vecchia strada significa non investire in ricerca e innovazione per uno sviluppo ecologicamente compatibile. Non possiamo continuare a negare la necessità di riforme economiche profonde, che sappiano produrre competitività per le future generazioni e nuovi posti di lavoro. Ma il lavoro del futuro deve essere immaginato ambientalmente compatibile. Inoltre bisogna ricordare che la vittoria del SI non produrrebbe l’immediata interruzione delle attività estrattive, perché queste arriverebbero comunque alla naturale scadenza. La gravità della situazione ecologica e quindi sociale richiede decisioni immediate ad effetto rapido. Il prolungamento delle scadenze per l’estrazione entro le 12 miglia contrasta con questa esigenza e si pone l’obiettivo di continuare ad utilizzare i combustibili fossili favorendo in questo modo anche le grandi multinazionali del petrolio.
Ci sono quindi le condizioni perché la forza lavoro ad oggi li occupata possa essere riconvertita al settore delle fonti energetiche alternative o settori connessi.
In ogni caso non è accettabile il ricatto occupazionale, e così come fece con l’amianto, la CGIL deve fare una battaglia per la salute e l’innovazione tecnologica che garantisca un futuro di salute e occupazione stabile nel tempo per i lavoratori del settore e per i cittadini tutti
Il quesito referendario pone quindi un problema che non è di marginale o di circoscritta importanza, ma di interesse generale, che riguarda il modello economico che andremo a costruire nel prossimo futuro.
Ci troviamo davanti ad una scelta: un modello ancora basato sulle politiche energetiche del passato, con tutte le conseguenze già note, o un nuovo paradigma economico in cui la salute e il lavoro sono abbinati e prioritari rispetto allo sfruttamento e alla speculazione sull’uomo e sulla natura.
Occorre quindi che ogni cittadino si rechi a votare garantendo il quorum al referendum e ancor di più che voti SI all’abrogazione della continuità delle concessioni alle attività estrattive oltre la loro naturale scadenza”.