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Le 12 VOLTE di SILVIA

17 Mar 2017, 11:00 | Attualità News Spettacoli | Scritto da : Reporter

Le 12 VOLTE di SILVIA

Al Teatro Piccolo Orologio la storia d’amore tra un pittore e la sua musa

Arte e letteratura condividono la stessa finalità, ovvero la libera espressione di un artista, sia essa quella di uno scrittore o di un pittore e se da un lato le emozioni vengono evocate dalle parole, dall’altro il mezzo per fare ciò è il pennello. Queste due discipline artistiche si incontrano a metà strada, e si esaltano grazie al teatro nel testo “The Sylvia” di Philip St.John, per la prima volta tradotto in Italia da Carolina Migli Bateson con il titolo 12 volte Silvia e messo in scena dalla compagnia NoveTeatro.
Lo spettacolo andrà in scena sabato 18 marzo alle ore 21 al Teatro Piccolo Orologio e sarà, per così dire, un nuovo debutto. Infatti, sul palcoscenico di via Massenet, accanto a Eva Martucci e Carolina Migli Bateson saliranno due nuovi attori, Fabrizio Croci e Mariano Arenella. Lo spettacolo, con la regia di Domenico Ammendola si presenta dunque in una veste rinnovata – nei suoi protagonisti – ma con la stessa voglia ironica, pungente e a tratti grottesca di riflettere sulla strumentalizzazione della figura femminile.
La pièce racconta la storia di un pittore, Barry, e della sua musa, Silvia. Barry, dopo un grande successo iniziale avuto grazie a 12 quadri che ritraevano Silvia in vari aspetti, sposa Silvia e si ritirano in campagna. In seguito affrontano alcune difficoltà economiche date dal calo di popolarità di lui e cadono in un vortice che porta al logoramento della coppia.

Nel testo Silvia viene strumentalizzata da tutti gli altri personaggi in maniera più o meno consapevole e spietata. «Il rimando ad Allen Jones, scultore e artista pop britannico che fece scandalo negli anni ‘70 con la sua donna fatta a tavolino, è stato immediato – spiega il regista Domenico Ammendola – Allen ha fondato la sua poetica sull’oggettificazione della donna ed è stato un precursore perché, attraverso la sua arte, individuò già dagli anni ’60 questo come un problema della società e di civiltà. L’immagine che Allen dà della donna, di conseguenza, mi sembrava assolutamente in linea col personaggio di Barry e la sua arte. In verità è lo stesso Barry che fomenta la strumentalizzazione della donna, pur dichiarandosi contrario».
La tessitura dei dialoghi di St.John’s ricorda invece i silenzi e le pause del grande drammaturgo Harold Pinter.
Biglietti da 12 a 14 euro.


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