7 Lug 2020, 11:12 | Sport Storia Strada & Motori | Scritto da : Reporter
Un libro dedicato al presidente di Aprilia scomparso nel 2018
Ivano Beggio nel 1965 prende in mano l’Aprilia, piccola fabbrica di biciclette e motorini fondata dal papà Alberto, portandola in pochi anni, con geniali intuizioni, a diventare la più grande produttrice europea di motociclette, capace di vincere decine di titoli mondiali e lanciare piloti del calibro di Biaggi e Rossi. Mai nella storia del motociclismo una azienda era cresciuta così velocemente. La favola si interrompe nel 2004 quando, a seguito di una improvvisa crisi economica dovuta anche all’azzardato acquisto della Moto Guzzi, Ivano Beggio è costretto a cedere Aprilia al Gruppo Piaggio, ritirandosi a vita privata.
Prima della sua improvvisa scomparsa, avvenuta nel marzo 2018, Ivano Beggio aveva terminato di scrivere la propria autobiografia con l’aiuto di Claudio Pavanello, per molti anni responsabile stampa di Aprilia.
Dopo un periodo di riflessione, la signora Tina Beggio ha deciso di completare l’opera, affidando sempre a Claudio Pavanello il compito di raccogliere la testimonianza di tanti famosi piloti e tecnici che hanno collaborato con l’Ingegner Beggio, oltre che del materiale fotografico a supporto. Il libro, 248 pagine formato chiuso 28 x 22 cm, e 250 foto viene venduto a soli 25 euro (prezzo volto a coprire le spese di realizzazione delle 2000 copie, senza alcun lucro) su ivanobeggio.com.
“Le corse sono una scuola indispensabile per imparare a progettare buone moto, a rispettare i tempi, a controllare la qualità dei materiali”. Arrivano i primi successi nel motocross con piloti come Ivan Alborghetti e Corrado Maddii, ma l’intuizione è quella, nel 1982, di puntare sulle moto stradali: “L’Italia di quegli anni era un Paese bellissimo, dove si respirava entusiasmo e voglia di fare; il benessere era diffuso e le persone, tutte, coltivavano una grande fiducia nel futuro. In questo clima io avevo maturato la convinzione che il mercato delle due ruote fosse alle soglie di un epocale “boom”, dove protagoniste sarebbero state nuove bellissime moto pensate per soddisfare l’esplosivo desiderio di apparire alla moda e divertirsi. Ecco perché decisi di costruire una 125 stradale che fosse affascinante, moderna, veloce e ricca”.