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La NOIA colpisce anche gli animali

17 Set 2017, 13:00 | Attualità News | Scritto da : Reporter

La NOIA colpisce anche gli animali

Secondo un recente studio i più soggetti sarebbero leoni e pappagalli

Anche gli animali si annoiano. A dirlo sono i risultati di uno studio appena pubblicato sulla rivista Animal Behaviour da Charlotte Burn, docente al Royal Veterinary College di Londra e riportato nei giorni scorsi sul sito web di Repubblica: la ricercatrice si è chiesta, per l’appunto, se, come e quanto gli animali possano provare sensazioni simili alla noia umana, individuando una serie di parametri per misurarle quantitativamente. Un campo di ricerca finora poco battuto, ma importante perché può avere ricadute anche per gli esseri umani: “Al momento, sono ancora pochi gli studi sulla noia animale”, spiega l’autrice del lavoro a Repubblica, “ma tutti vanno nella stessa direzione: gli animali, se confinati in ambienti privi di stimoli o costretti a compiere attività ripetitive che non gradiscono, provano sensazioni simili alla noia, il che provoca l’insorgenza di comportamenti anomali, tra cui iperattività o maggiore sensibilità a stimoli esterni. Studiare la noia animale è importante perché aiuta a comprendere meglio la noia umana, notoriamente correlata a depressione, comportamenti a rischio e addirittura tendenze criminali”. Le evidenze aneddotiche, effettivamente, non mancano: topi di laboratorio non impegnati in alcuna attività, per esempio, sono stati osservati mangiare cibo che sapevano essere tossico, o manovrare senza alcun motivo interruttori che accendono lampadine. C’è poi il caso di Alex, un pappagallo grigio africano che, se costretto a ripetere per troppo tempo lo stesso compito di apprendimento linguistico, inizia a dare risposte prive di senso o a fissare il soffitto. Misurare la noia negli animali, tuttavia, non è facile. Ed è proprio questo l’obiettivo della ricerca di Burn: “Non si sa ancora bene come il cervello, sia umano che animale, percepisca lo scorrere del tempo”, spiega ancora la scienziata, “ma ci sono dei test comportamentali che possono aiutare a valutarlo: gli animali, per esempio, possono essere addestrati a spingere un interruttore a intervalli temporali fissati per ottenere una ricompensa, e questo può darci informazioni su come ‘misurano’ internamente lo scorrere del tempo. I nostri test, condotti su topi da laboratorio, ratti, cani da compagnia, cavalli e muli da soma e altri animali in cattività, hanno mostrato che effettivamente tali individui percepiscono soggettivamente lo scorrere del tempo, e che maggiore è la monotonia ambientale, più il tempo sembra passare lentamente”.


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