9 Set 2017, 15:00 | Attualità News Politica | Scritto da : Reporter
Lezioni al mattino, attività di laboratorio al pomeriggio. E poi stop: niente compiti a casa. Il progetto di sperimentazione didattica proposta dal funzionario del Miur, il pedagogista Raffaele Ciambrone, punta ad una vera e propria rivoluzione di quello che da sempre è stato il percorso di studio standard degli alunni di tutta Italia. Per adesso coinvolgerà la scuola primaria e la scuola media per 166 classi di cinque province italiane (Biella, Verbania, Milano, Torino e Trapani) e l’obiettivo, su base triennale, è proprio quello di trovare un nuovo modello di programmazione dell’organizzazione didattica che tenga conto dei ritmi di apprendimento degli studenti e alterni le attività intellettuali con quelle manuali. In altre parole, si vuole puntare ad un diversa gestione del tempo-scuola, sollevando gli alunni dal peso delle rielaborazioni casalinghe spesso con il coinvolgimento dei genitori. Quindi si farà lezione continuata di mattina fino ad assimilazione dell’argomento, quindi ripasso al pomeriggio per un’applicazione pratica. Cosa ne pensano i diretti interessati? “Il fatto di non assegnare compiti a casa – spiega la preside Rita Vineis dell’istituto comprensivo Biella II a Repubblica – è la conseguenza di una diversa organizzazione della settimana scolastica”. Ne parla più dettaglio anche l’insegnante della primaria di Biella, Susanna Rolando: “Abbiamo strutturato il tempo scolastico in modo da far studiare ai nostri alunni per due settimane lo stesso macro-argomento, che viene trattato anche dalle altre colleghe in un’ottica interdisciplinare. Le insegnanti della classe svolgono le normali attività di mattina e nel pomeriggio consolidano le conoscenze con attività di diverso tipo, anche pratiche. Questo consente ai bambini di acquisire i contenuti in quelle due settimane e di non essere appesantiti da compiti a casa. Le lezioni, alla scuola elementare, prevedono per una settimana intera lo studio dell’Italiano e per l’altra la Matematica affrontando l’argomento con il contributo di tutte le discipline” spiega la maestra. Alla fine della sperimentazione l’Università di Milano elaborerà i dati raccolti attraverso un questionario distribuito in classe per valutare gli effetti della sperimentazione.