Ultimo aggiornamento : 12 Mar 2024, 10:00

Landini e la CGIL nella bufera, ma nessuno (a Reggio) ne parla

6 Ott 2023, 10:52 | Attualità | Scritto da : Reporter

Landini e la CGIL nella bufera, ma nessuno (a Reggio) ne parla

Il sindacalista licenzia in tronco lo storico addetto stampa (a pochi mesi dalla pensione). Ma poi paga milioni di consulenze ad un concittadino di San Polo d’Enza

 

Ssttt, fate piano. Lasciate passare la “bufera” che tra qualche giorno nessuno se ne ricorderà più.

Solitamente i media reggiani, con l’emittente televisiva di riferimento in testa, non perdono occasione di interessarsi agli esponenti politici reggiani impegnati a Roma con ruoli di livello nazionale. L’approccio dei servizi è quasi sempre accondiscendente quando si tratta di esponenti del centrosinistra, più graffiante quando riguarda l’attuale coalizione di governo nazionale.

E’ una linea editoriale legittima, stonano semmai i toni moralistici usati in diverse occasioni per stigmatizzare dichiarazioni di esponenti reggiani dell’attuale Governo, che siano di Fdi o Lega poco importa. Poi, però, accade qualcosa anche nel giardino amico, quello tanto caro della Cgil.

In particolare, il suo esponente principale, il segretario nazionale Maurizio Landini che, come tutti sanno, è originario di San Polo d’Enza, salito alla ribalta mediatica nazionale per un caso a dir poco scottante. Eppure nessuno ne parla. Come se non fosse qualcosa che riguarda la comunità reggiana.

 

SINDACALISTA “PADRONE”

I fatti. Landini, da sempre battagliero contro le riforme del mondo del lavoro improntate alla modernità (vedi il Jobs Act di Matteo Renzi o il sistema dei voucher) non si fa così tanti scrupoli in casa propria. Nelle scorse settimane ha dato il benservito licenziandolo in tronco, a pochi mesi dalla pensione, allo storico addetto stampa del sindacato, Massimo Gibelli reo secondo alcuni di aver accusato Landini di pensare più alla politica che non ai diritti dei lavoratori. Da qui la decisione di licenziarlo in tronco. A raccontare la vicenda è stato lo stesso Gibelli. “Nel febbraio del 2021 – dice Gibelli al “Sole 24 Ore” – la segreteria della Cgil guidata da Landini, nell’ambito di una ‘razionalizzazione e riorganizzazione delle attività del centro confederale ‘ha deliberato la soppressione della posizione di ‘Portavoce del segretario generale’, incarico che allora ricoprivo. Mi resi immediatamente disponibile ad essere utilizzato in altro incarico. Passati due anni, finito il congresso, eletta la nuova segreteria, nel marzo scorso, scrivo una mail al segretario organizzativo per ricordare che da un biennio sono privo di incarico e compiti, e ribadire la mia disponibilità ad essere utilizzato ovunque si renda possibile, utile e necessario. Il 4 luglio, al rientro da un breve periodo di ferie, sono convocato dal segretario organizzativo. Durante il colloquio mi viene comunicato il licenziamento per giustificato motivo oggettivo”. Contro il licenziamento, Gibelli ha giustamente fatto ricorso impugnando il provvedimento. Nel silenzio assordante dell’Ordine dei Giornalisti, solitamente ciarliero e molto attivo quando si tratta di questo tipo di situazioni.

 

L’AMICO D’INFANZIA

Fino a qui, direte voi, nulla di scandaloso. Sì, vero, semmai un po’ di ipocrisia nel licenziare una risorsa umana per “razionalizzazione e riorganizzazione”, motivazioni solitamente sgradite quando a chiamarle in causa è un’impresa privata. Basterebbe comunque questa nota di ipocrisia a farne una “notizia” (quante volte l’emittente televisiva reggiana di punta si è lanciata in campagne di moralità contro il politico “sgradito” di turno). Poi, però, si viene a sapere dell’altro. E cioè che, restando nell’ambito delle spese di comunicazione del sindacato, a fronte di un risparmio di poche decine di migliaia di euro con il licenziamento di Gibelli, la Cgil spende milioni di euro per una consulenza non meglio precisata relativa all’immagine del sindacato e del suo segretario nazionale.

E qui la “notizia” diventa ancora più interessante. Ma non è finita. Perché il beneficiario di questo contratto è tale Gianni Prandi, imprenditore di San Polo d’Enza fondatore e titolare della “Assist Group”. Sì, avete capito bene: San Polo d’Enza. Lo stesso paese di Maurizio Landini. Certamente sarà tutto regolare, ci mancherebbe, non siamo certo noi i “moralizzatori” della situazione.

Del caso comunque se ne sta interessando il Governo con il ministro Calderone che ha riferito in Parlamento promettendo di vigilare sul caso. Apriti cielo, Landini ha tuonato anche contro il Governo solo per questo “vigilare”, come se l’azienda Cgil fosse diversa dalle altre.

In una conferenza stampa surreale lo stesso Landini ha dichiarato che all’amico Prandi da anni “non paga neppure un caffè” parlando di una consulenza di fatto gratuita (quindi lavoro non retribuito). Insomma, una figuraccia totale. Ma, davvero, questa non sarebbe una “notizia” da riprendere sui media reggiani?

 


Lascia un commento