18 Ott 2018, 9:00 | Animali | Scritto da : Alice Ravazzini
La spesa pubblica per la gestione degli animali nelle nostre città è stata di 218 milioni di euro nel 2016 (di cui 167 milioni dalle amministrazioni comunali e 51 milioni dalle aziende sanitarie locali), 27 milioni in meno rispetto all’anno precedente, prevalentemente sottratti alla spesa sanitaria. Lo ha rilevato Legambiente nel rapporto “Animali in città 2018” osservando che i risultati sono “del tutto inadeguati rispetto all’ingente spesa. Su scala nazionale, non basta il lavoro messo in campo dagli enti più virtuosi; urge una strategia nazionale coerente con la spesa”. Il randagismo, dice Legambiente, rappresenta l’elemento principale di sofferenza e conflittualità per gli animali e il costo economico più significativo a carico della collettività. “L’azione dei comuni e delle aziende sanitarie più efficienti è purtroppo una goccia nel mare rispetto a quelle che sono le esigenze nazionali per la gestione di cani e gatti o della fauna selvatica in città, a cominciare dei cinghiali – dichiara all’Ansa il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti – Di questo argomento, finora, la politica nazionale si è disinteressata, come dimostrano i numeri altissimi del randagismo e dei ‘canili lager’, specialmente nel Meridione. Questo tema, come quello degli episodi di ‘incontri ravvicinati e conflittuali’ tra cittadini e cinghiali, in moltissime città, deve uscire dalle pagine della cronaca per arrivare a definire strumenti nazionali di gestione del problema, attraverso una puntuale attività parlamentare e in una costante azione di governo”. Rimane un’eccezione, afferma Legambiente, il monitoraggio della fauna selvatica, “per prevenire e gestire conflitti o la trasmissione di malattie infettive dagli animali agli uomini: quattro comuni su 100 monitora l’avifauna, mentre solo un comune su 100 monitora gli altri animali (come mammiferi e specie alloctone)”.