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Liberatemi… dalle speculazioni – Storia di un cane randagio

6 Lug 2020, 11:03 | Animali Cani Salute | Scritto da : Reporter

Liberatemi… dalle speculazioni – Storia di un cane randagio

Mi chiamo Biagio, sono un cane randagio. Sono nato e vivo in campagna, ho acquisito diritto di domicilio da un contadino. Vivo nella stalla insieme alle vacche e vitelli, mi nutro di latte, pane vecchio e quando le vacche partoriscono si fa gran festa con la placenta. Verso l’età di sette, otto mesi insieme al mio corpo anche la mia mente ha subito delle trasformazioni, sentivo strane sensazioni di attrazione verso le cagnette che giravano per la campagna alla periferia della città. L’attrazione era tale che spesso mi allontanavo da casa, rinunciando per giorni al latte e pane vecchio pur di “rimorchiare”. Un giorno, strani ceffi mi hanno circondato, e con un lazzo mi hanno accalappiato al collo e caricato su un furgone. Sono arrivato in canile. Lo chiamano così. Un luogo tetro, sporco, pieno di ululati, porte di ferro che cigolano e sbattono, rimbombando nel vuoto assoluto. Non sono solo in cella, sono con Met, un “bastardone” anziano, strano, ambiguo, è un maschio a quanto pare, ma non ha gli odori che rappresentano il suo genere. Ben presto anch’io entrerò a far parte della sua categoria, la categoria dei castrati, soggetti che per stare in canile devono essere privati dei loro attributi; dicono, tra l’altro, che noi maschietti diventiamo molto più buoni. Fesserie, non siamo più buoni, siamo solo molto più timorosi e a volte la paura gioca brutti scherzi! Lo vadano a chiedere a Cesare, il Maremmano, castrato, che ha quasi tranciato il braccio al nuovo volontario. Altri miei compagni hanno origini differenti dalle mie, alcuni sono cani da pastore abbandonati, altri sono cani da caccia a fine carriera, alcuni sono cani aggressivi e altri, in verità la maggior parte sono cani del Sud, forse anche loro alla ricerca del “posto fisso”, e lo trovano qui al nord dopo stressanti staffette in lungo per la penisola. Spesso sono spelacchiati sul muso e in altre parti del corpo a causa di una malattia trasmessa da insetti, la Leishmaniosi. Ho paura di ammalarmi anch’io. I volontari mi vogliono bene, del resto io sono buono e affettuoso, io desidererei tornare a casa, anzi nella stalla. Mi manca, il pane vecchio e il latte, la paglia calda d’inverno e i giri per la campagna, le cagnette ora mi mancano meno, e so il perché. Spesso ci sono visitatori per le adozioni, anche bambini che vengono a vedermi, io scodinzolo, sorrido vado a prendere il mio gioco e glielo porto ma loro passano e poi non li vedo più. Devo trovare un modo per diventare ancora più attraente, eppure sono carino, educato, pulito e anche simpatico: riesco a stare su due zampe senza appoggio anche per 5 minuti, forse ho antiche origini circensi. Sono passati tre anni, Met è morto, l’hanno subito rimpiazzato con una setter inglese che ha paura di tutto, anche della sua ombra.  Temo che non mi vogliano dar via, sono affezionati a me, non creo problemi, sporco nell’area sgambamento, sono ben socializzato con tutti; i miei amici più vecchi, quelli che incontro nelle ore d’aria, mi hanno detto che i “due zampe”, gli umani, prendono dei soldi per ogni giorno che noi rimaniamo qui dentro ed è questo il motivo per cui non mi danno in adozione.  Oddio, c’è forse è qualcuno che specula su di me? Non sarà mica vero?  Del resto, se così non fosse, potrebbero dare quello che costo io ad una famiglia per farmi adottare. Li farei divertire come non mai, li riempirei di baci al loro ritorno, mi metterei a pancia all’aria per farmi coccolare, gli nasconderei le ciabatte, gli leccherei tutti i piedi soprattutto dopo la doccia e d’inverno, mi metterei tra loro sul divano per farmi accarezzare e tutti saremmo sereni e felici. Ma soprattutto non sarei più qui, tra queste sbarre, dove non c’è musica, non c’è speranza e non c’è amore ma solo rumore. Rumore fatto di abbai, ringhi e soprattutto brutti litigi tra umani e porte di ferro, che con violenza e cattiveria vengono sbattute sempre più forte.

Ora non sento e non vedo più nulla, sono vecchio e stanco, sono Biagio un ex cane randagio.

 

Dott. Marco Catellani

Medico Veterinario AUSL

 


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