Ultimo aggiornamento : 13 Mar 2025, 15:08

MEGLIO LE PATATE BOLLENTI DEI GRAN BOLLITI

18 Feb 2017, 15:00 | Attualità News Politica | Scritto da : Reporter

MEGLIO LE PATATE BOLLENTI DEI GRAN BOLLITI

L’ipocrisia della sinistra democratica sulla libertà di stampa e la censura

La solita ipocrisia. Nei giorni scorsi ha fatto molto scalpore un titolo, un bel titolo, del quotidiano Libero che ha ironizzato in prima pagina sulle losche vicende sentimental-finanziarie del sindaco di Roma, Virginia Raggi definendo il caos che regna attorno al Campidoglio come una “patata bollente”. Apriti cielo! Non solo i grillini, solitamente garbati nei toni e nei termini utilizzati per fare politica, si sono affrettati ad una difesa d’ufficio della sindaca più o meno convinta. Ma anche il popolo di quelli che dovrebbero sciacquarsi la bocca prima di definire “sessista” un titolo di giornale hanno mosso il solito veloce ditino sulla tastiera dello smartphone per postare o twettare il proprio disgusto. Lo ha fatto anche il sottosegretario alla Regione Andrea Rossi seguito a ruota da molti esponenti del Pd reggiano. Delle due l’una: o si stanno preparando larghe intese dalle parti del Campidoglio. E allora si spiega tanta premura nel soccorrere l’ex nemica Virginia. O qualcosa non torna. Visto che lo stesso sottosegretario, ex bersaniano folgorato sulla via di Rignano, non mosse nessuna obiezione quando “Il Fatto quotidiano” definì in un titolo di travagliana matrice Maria Elena Boschi “trivellata dal pm di Potenza” o quando la mise in prima pagina con il titolo “Lo Stato delle cosce”. O quando ancora, Repubblica imposto due anni di campagna stampa contro Berlusconi attaccandolo sul fronte della morale sessuale piuttosto che su quello dell’azione politica (le famose dieci domande formulate da Massimo Giannini poi assunto e ben pagato in Rai). Sia ben chiaro. Noi siamo per la libertà di stampa “senza se e senza ma”.

Ci è piaciuto il titolo di Libero e anche quello del Foglio. Ci piacciono le vignette e i titoli di Charlie Hebdo anche quando prendono di mira il Papa o il terremoto. E’ la liberta di satira e di stampa. Ma questo moralismo ad orologeria della sinistra, alimentato dal politicamente corretto, invece, fa veramente venire il voltastomaco. Anche perché non è da un titolo di giornale che si valuta il “sessismo” di un pensiero. Ma dai fatti. Sarebbe interessante chiedere a Rossi, in procinto di entrare nella segreteria nazionale del suo partito, quante donne hanno o avranno ruoli decisionali “veri” nel PD. Questi sono i fatti, il resto sono chiacchiere. O titoli o opinioni. Quelle a cui i benpensanti di sinistra vorrebbero mettere la museruola. Ma attenti. Si comincia sempre così. Dai titoli che non piacciono si passa poi alle querele sui contenuti degli articoli scomodi magari investendo nelle spese processuali i soldi del partito o del sindacato (vedi querelle tra Cgil e Corriere sella Sera). In altri tempi questi modi di agire si definivano “dispotici”. Nel 2017 in Italia, e a Reggio Emilia, si definiscono “democratici”. Ma al carrello dei bolliti noi continuiamo a preferire le patate bollenti.

 


Lascia un commento