6 Mag 2016, 16:21 | Attualità News Spettacoli | Scritto da : Reporter
Riepilogando. Alcuni profughi ospiti a Reggio si lamentano della cottura della pasta servita in una mensa apprezzata dai tanti operai, studenti e impiegati reggiani che la frequentano da anni. Gli stessi profughi si lamentano pure per l’attesa al Pronto soccorso dove, si dice, siano presenze fisse ogni giorno. Un esponente renziano del Pd, Giacomo Bertani, posta su Fb un commento “di pancia” concludendo con un “E se non gli va bene un bel calcio in culo…”. Pochi minuti dopo si scatena l’inferno mediatico. Da una parte i tanti cittadini reggiani che plaudono a un esponente politico di sinistra che, senza rinnegare i suoi principi e valori, mette la barra dritta sul rispetto delle regole pena l’insorgere di rigurgiti nazionalisti e razzisti come già accade nelle socialdemocrazie europee. Bertani commette un solo errore, di forma. Scopriamo che la parola “culo” non si può dire. O meglio. Non la può dire Bertani che, fatto non secondario, è accreditato da più parti per diventare futuro segretario provinciale del Pd. I suoi avversari interni al partito non aspettavano altro. E di fatto isolano Bertani in nome della forma. Senza però spiegare il loro pensiero sulla “sostanza” della questione. Solo il sindaco di Quattro Castella Andrea Tagliavini ha il coraggio di metterci la faccia e difende Bertani al netto delle parole politicamente scorrette. Tutti gli altri sindaci, da Vecchi in giù, tacciono. I leader del partito la sera stessa giocano a calcio contro i giornalisti. Ma nessun cronista chiede loro un commento, si parla solo di tackle e calci piazzati. Come quelli che Bertani ha metaforicamente tirato a chi si lamenta del minutaggio di cottura della pasta. Metaforicamente, forma e non sostanza. Quella che manca ai suoi colleghi di partiti. In silenzio a tirare calci. A un pallone.