2 Apr 2017, 14:00 | Attualità News Politica Sport | Scritto da : Reporter

Il progetto del Campovolo fatto con un fiume di soldi pubblici
Il ruolo del sottosegretario Rossi e della Fondazione Manodori
Con tutti i problemi e le necessità che ha la nostra città il Comune, spalleggiato dalla Regione Emilia Romagna e dalla Fondazione Manodori, estrae dal cilindro il colpo ad effetto di cui nessuno avvertiva l’esigenza: la mega Arena spettacoli da 100.000 posti! Non ci sarebbe nulla di male se, come nel resto del mondo, questo impianto (privato) venisse finanziato con soldi privati. Ma in questo caso siamo di fronte a un fiume di soldi in uscita dalle nostre tasche. Soldi pubblici, come il milione e passa in arrivo dalla Comunità europea, via Regione, in teoria assegnato al recupero di “beni storici e artistici”. Reggia di Rivalta? Castelli matildici? Centro storico? Macchè, il Campovolo, noto bene storico della città. Come è riuscito allora il sindaco Vecchi a portare quei soldi in via dell’aeronautica?
LA REGIA DI ROSSI
La risposta è stata palese in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’Arena Campovolo. A fianco del sindaco, a metterlo quasi in ombra, c’era infatti il sottosegretario alla Regione Andrea Rossi. Strana parabola politica quella di Rossi. Ex bersaniano di ferro, diventato renziano doc non appena l’aria all’interno del partito è cambiata, Rossi si è fatto notare non tanto per le doti di sindaco (ha amministrato per due mandati il comune di Casalgrande) ma per quelle di organizzatore alle feste del partito. Sport e spettacoli sono il suo “pane quotidiano” ed è quindi naturale per lui tornare dove tutto è iniziato: al Campovolo. Se uno più uno fa due, nell’assegnazione dei fondi Por/Fesr, il parere di Rossi ha sicuramente avuto un peso rilevante. Nel silenzio generale dei mass media e dell’opinione pubblica unica voce a Bologna fuori dal corso quella dei CinqueStelle.”La Regione chiarisca i motivi che hanno portato a finanziare con 1,7 milioni di euro il progetto dell’Arena Campovolo avanzato da due soggetti privati che nulla hanno a che fare con il mondo degli spettacoli ma che hanno solo il merito di essere vicini, anzi vicinissimi, al Pd”, ha tuonato in aula il consigliere grillino Gianluca Sassi.
ANCHE LA MANODORI SALE SUL PALCO
All’Arena contribuisce allegramente anche la Fondazione Manodori con un contributo di circa 200.000 euro. Anche in questo caso, tra il silenzio generale, spicca la voce solitaria di Cinzia Rubertelli, consigliere comunale. “La Manodori, per suo regolamento, dovrebbe mettere risorse esclusivamente in investimenti a rendimento sicuro e facilmente liquidabili – attacca Rubertelli – Perché, in una situazione così critica, la Fondazione deroga al suo regolamento, approvato proprio per evitare il ripetersi delle scelte infauste del passato? Perché quest’assunzione di un alto rischio imprenditoriale in un’iniziativa rigorosamente privata che non vedrà la Fondazione contare qualcosa a livello decisionale? Che non potrà neppure avere, per sua natura, il bene comune come scopo esclusivo o prioritario? Che neppure potrà ragionevolmente distribuire dividendi ai finanziatori, almeno finché’ non sarà rimborsato l’elevato debito bancario? Molti progetti per il sociale, intanto, non vengono finanziati per carenza di fondi, in un fragoroso silenzio della città’ sulla nuova pelle imprenditoriale della Fondazione Manodori.
IDEA REFERENDUM
“Un investimento insensato, l’ennesimo. I cittadini si pronuncino con un referendum”. Così Francesco Fantuzzi di Reggio Città Aperta da sempre ostile al progetto dell’arena. “Tre temi mi paiono pregnanti e degni di ulteriori riflessioni. Il primo è l’utilizzo di beni comuni e di utilità pubblica come quell’area e le stesse risorse della Regione per interessi non esclusivamente pubblici e, soprattutto, senza coinvolgere preventivamente cittadine e cittadini. Il secondo è la strategia, se mai ve ne fosse una, di promozione culturale e turistica della nostra città: si presume forse che mega eventi di un solo giorno possano avere un positivo e permanente effetto di richiamo di visitatori dall’esterno anche per fruire di servizi commerciali e ricettivi?
Il terzo è quello ambientale e discende dalle conseguenze del secondo: si ritiene che gli impatti di tale investimenti siano neutri per la collettività? Sbandierare l’ecocompatibilità della struttura e il suo ridotto impatto è mera ed evidente propaganda. Non occorreranno forse nuovi parcheggi e altro consumo di suolo verde? Non si prevedono conseguenze sul traffico e soprattutto su una qualità dell’aria già allo stremo? Nessun amministratore ricorda il caos rifiuti dell’ultimo concerto di Ligabue? Su chi ricadranno i costi economici e ambientali? Un investimento insensato, su cui la collettività deve essere chiamata a pronunciarsi con un referendum. Il Campovolo – conclude Fantuzzi – non appartiene al Sindaco e al suo partito”.
Francesco Fantuzzi