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Referendum: la politica col “fiato sospeso”

17 Set 2020, 11:58 | Attualità News Politica | Scritto da : Reporter

Referendum: la politica col “fiato sospeso”

In caso di vittoria del SI’ taglio drastico alle POLTRONE disponibili

Ci stanno provando in tutti i modi. Ancora una volta gli italiani saranno chiamati a dire la loro su una proposta di taglio dei parlamentari. L’idea, gli italiani, ce l’hanno da tempo. Ma, diciamo, a Roma c’è sempre stata poca voglia di metterla in pratica. Ora le condizioni sembrano diverse e forse, in caso di vittoria del Sì, avremo finalmente un numero di parlamentari adeguato a quello degli altri stati civili.

In caso di vittoria del Sì, la Camera passa da 630 a 400 deputati, mentre il Senato da 315 a 200 eletti. La riduzione del numero è del 36,5%. Meno parlamentari significa anche che ogni membro del parlamento italiano rappresenterà più elettori. Ossia, il rapporto numerico tra eletti e votanti cresce. Il taglio, se approvato, avrà un impatto anche sui numeri per eleggere il presidente della Repubblica: la maggioranza qualificata – necessaria per eleggere il capo dello Stato nei primi tre scrutini – passerà da 673 grandi elettori a 439. Quella assoluta – dal quarto scrutinio in poi – scenderà da 505 a 330.

 

PERCHE SI’

Sono principalmente due le motivazioni addotte da chi sostiene il Sì. Il primo è la riduzione dei costi della politica, che si ottiene grazie al taglio dei parlamentari. Secondo l’Osservatorio dei conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano, il risparmio effettivo – calcolato al netto delle imposte e dei contributi pagati dai parlamentari allo Stato – sarebbe di 285 milioni a legislatura o 57 milioni annui, pari allo 0,007 per cento della spesa pubblica italiana.

Il secondo argomento principale dei sostenitori del Sì è una maggiore efficienza nei lavori parlamentari, con una riduzione dei tempi di discussione e delle polemiche, e con una partecipazione più attiva da parte di ciascun parlamentare. Secondo chi è a favore del taglio, il minore numero di parlamentari comporterebbe Camere più snelle ed efficienti. Per i sostenitori del No, invece, la riduzione dei parlamentari non inciderebbe sull’efficienza dei lavori parlamentari, visto che rimarerebbe inalterato il bicameralismo perfetto, con due Camere che continuano ad avere esattamente le stesse funzioni. Per i sostenitori del Sì, i correttivi da apportare ai regolamenti parlamentari con il nuovo numero di deputati e senatori non sarebbero significativi. Per chi vota No l’opinione è opposta, sostenuta dalla convinzione che sono i regolamenti parlamentari a incidere in modo più evidente sul funzionamento dell’istituzione.

 

PERCHE’ NO

La principale contestazione del fronte del No riguarda la riduzione di rappresentatività del Parlamento. Come spiega l’agenzia Agi, attualmente l’Italia ha un rapporto di 1 eletto ogni 64mila persone, con 945 parlamentari eletti e 60,4 milioni di abitanti. Se la riforma costituzionale dovesse essere approvata, con 600 parlamentari eletti, il rapporto diventerebbe di un eletto ogni 101mila persone. In Europa avrebbero quindi una minor rappresentanza soltanto la Germania (1 su 117 mila), la Francia (1 su 116mila) e l’Olanda (1 su 115mila), mentre il Regno Unito avrebbe un rapporto molto simile (1 su 102mila). Secondo chi vota Sì, invece, non si determinerebbe una riduzione particolarmente importante e il Parlamento non ne uscirebbe nel complesso indebolito. Per chi sostiene il No, l’aumento dell’efficienza del Parlamento non sarebbe automaticamente legato al minor numero di parlamentari. Per ottenerlo, secondo chi è contrario alla riforma, servirebbe invece una revisione dei meccanismi di formazione del processo legislativo, aspetto che la riforma non tocca.

Altro motivo addotto dai sostenitori del No è il rischio di avere territori sotto-rappresentati. Soprattutto al Senato, che viene eletto su base regionale. Anche se la Costituzione prevede per ogni territorio un numero minimo di seggi (sette senatori per ogni regione, tranne due per il Molise e uno per la Valle d’Aosta), per chi vota No le regioni più piccole non sarebbero adeguatamente rappresentate. Altro rischio per i contrari alla riforma è è che nei collegi diventati più piccoli (dato che devono eleggere meno deputati e senatori) possano ottenere seggi solo i partiti più grandi, con tutti gli altri a rimanere esclusi. Altro fattore, secondo i sostenitori del No, è che riduce la rappresentanza.

 

REGOLE DI VOTO

I seggi saranno aperti domenica 20 settembre dalle 7 alle ore 23 e lunedì 21 settembre dalle 7 alle 15.  Si vota con la tessera (valida per 18 tornate elettorali) che è stata recapitata a tutti gli elettori. Solo coloro che votano per la prima volta riceveranno a casa la tessera elettorale. La legge costituzionale o di revisione costituzionale viene confermata se allo spoglio i sì superano i no anche di un solo voto. Infatti per il referendum confermativo non è previsto un quorum specifico.


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