15 Ott 2017, 14:00 | Attualità News | Scritto da : Reporter

Secondo le prime stime si registra un calo del 30% anche se la qualità sembra buona
Meno 28,2%. A tanto ammonta il calo della produzione al termine della vendemmia 2017 in provincia di Reggio Emilia, la più pesante degli ultimi 10 anni con 1.088.000 quintali di uve, saldo negativo del 17,7% rispetto alla media produttiva degli ultimi dieci anni.
“Insieme alla pesante flessione complessiva – sottolinea il presidente della federazione delle coop agricole e agroalimentari di Confcooperative, Erika Sartori – nelle campagne reggiana si sono registrate situazioni che per diversi produttori appaiono particolarmente gravi”. “Il calo – spiega Erika Sartori – è in minima parte influenzato da grandinate che hanno colpito i vigneti, ma soprattutto dalle gelate di inizio primavera, che in alcune aree hanno letteralmente “bruciato” completamente il possibile raccolto; proprio in questi casi vi sono conseguenze pesantissime, perchè a differenza di altri eventi atmosferici (quali, appunto, la grandine) i danni sono raramente coperti da assicurazione”.
I consuntivi di Confcooperative parlano di un calo particolarmente sensibile per l’Ancellotta (-35%), che rappresenta quasi il 50% dell’intera produzione di uve, mentre per i lambruschi la flessione si è attestata al 23%.
“Nonostante siano stati nel frattempo messi a dimora centinaia di ettari di vigneti – prosegue la presidente delle coop agricole e agroalimentari di Confcooperative Reggio Emilia – siamo a livelli inferiori del 17,7% alla media produttiva degli ultimi dieci anni, e la flessione è in massima parte da imputare proprio al gelo di aprile, cui si sono associate violente grandinate sia nella tarda primavera che in estate e, infine, la prolungata siccità, che però ha influito meno sul calo produttivo e, al contrario, ha garantito un innalzamento della qualità sia per l’assenza di patologie che per l’aumento del grado zuccherino delle uve”.
Da questo punto di vista, la vendemmia 2017 ha registrato un grado medio pari a 18,54, quasi uno in più rispetto al 2016 e il migliore dell’ultimo quinquennio.
“Proprio la qualità, unita al calo produttivo che si registra in Italia (-25%), in Spagna (-22%) e in Francia (-17%) – sottolinea Erika Sartori – dovrebbe consentire un miglior andamento commerciale del prodotto”.
“Per i rossissimi – afferma l’esponente di Confcooperative – le prime indicazioni del mercato sono buone, mentre per i lambruschi è prematuro esprimere valutazioni, sebbene il rialzo che si è registrato nella primavera scorsa, proprio in concomitanza con le gelate e le previsioni di un sensibile calo della produzione, lasci pensare ad un andamento migliore rispetto a quello degli ultimi anni, che sicuramente non ha assicurato redditi corrispondenti agli investimenti e al lavoro dei produttori in tema di innalzamento della qualità sia in campagna che nelle strutture di trasformazione”.