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                  Il TRIBUNALE delle polemiche
Marco Eboli insiste: “Perché il ministro Bonafede non manda gli ispettori?”
Restano tuttora senza ri- sposte i dubbi e le do- mande avanzate da più parti nei confronti del Tribunale di Reggio Emilia, in particolare il procuratore capo Marco Me- scolini per fare luce sui suoi rapporti con l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, fresco di rinvio a giudizio per corruzione da parte della pro- cura di Perugia.
“Sono passate solo poche settimane – spiega il portavo- ce di Fdi Reggio Emilia Marco Eboli - da quando scrissi una lettera aperta al Procuratore capo della Repubblica di Reg- gio Emilia Marco Mescolini, finito nelle vicende del giudice Palamara, il quale - dopo aver sollecitato a più riprese la sua nomina a capo della Procura della nostra città - il 4 luglio 2018 ad avvenuta nomina esultò con Palamara scriven- dogli “Grande Pal, re di Roma, quando vengo a Roma ti por- to due magliette una estiva ed una invernale, per ringraziar- ti”. Ciò che più inquieta è però la frase - per la quale la città non ha ottenuto, sino ad ora, alcuna spiegazione - pronun- ciata dallo stesso Mescolini prima di essere nominato: “è importante per tutto la mia nomina”.
Cosa sia quel “tutto” dovreb- be essere oggetto di una spe- cifica azione della Magistra- tura ed un'azione ispettiva, promossa dal Ministro della Giustizia Bonafede, presso la
Procura di Reggio Emilia. Ispezione, è bene ricordarlo, mai avvenuta sino ad ora - ma già sollecitata due anni fa con un'interrogazione parla- mentare dell’onorevole di Fdi Tommaso Foti alla Camera. Questa interrogazione giace ancora senza risposta.
Al Procuratore Mescolini chiedevo, alla luce delle inter- cettazioni sulla sua nomina, di prendere in considerazione, in virtù del Codice etico della magistratura, l'istituto delle
dimissioni da capo della no- stra procura. Inoltre chiede- vo notizie circa un'inchiesta avviata dalla nostra Procura su un cospicuo numero di di- rigenti del Comune di Reggio Emilia, prima delle elezioni comunali del 2019.
Nella mia lettera del 14 ago- sto, ricordavo che lo stesso Mescolini, a ballottaggio ul- timato, convocò una confe- renza stampa per comunicare che erano stati indagati altri dirigenti comunali ma che lui
“per non turbare le elezioni” aveva deciso di tacere.
Un comportamento “anoma- lo”, se si pensa che l'esito delle elezioni sarebbe potuto essere, se la notizia fosse sta- ta resa nota tempestivamente, opposta alla riconferma del Sindaco Vecchi PD.
Forse, per la prima volta nel- la storia della Repubblica, avremmo avuto un Sindaco di centrodestra.
A quella mia lettera il Procu- ratore capo non diede rispo-
sta, di fatto avvalendosi della facoltà di non rispondere, in- viando ai giornali un laconico comunicato con il quale si de- finiva “a posto con la coscien- za” e quindi non si sarebbe dimesso, non rispondendo tuttavia alla mia domanda cir- ca l'iter della indagine della Magistratura su molti dirigen- ti comunali.
Stia sereno il Procuratore Me- scolini, se tale rimarrà: sarà mia cura, periodicamente, sollecitarlo alla risposta. Dopo il mio atto politico, tra- mite una coraggiosa lettera al suo Ordine, l'avvocato Luca Tadolini ha domandato di sostenere la mia richiesta a Mescolini a fare un passo in- dietro.
Questa iniziativa ha prodotto nell'avvocatura reggiana gli effetti di un terremoto, sep- pur non molti abbiano mani- festato adesione all'iniziativa dell'Avv. Tadolini, lo sciame sismico continua a farsi sen- tire. È seguita il 23 agosto una conferenza stampa mia e dell'amico Giovanni Paolo Bernini, dirigente di Forza Ita- lia a Parma, che ha presentato un libro che parla della perse- cuzione giudiziaria da parte del giudice Mescolini nei suoi confronti, finita nel nulla. Sono seguite prese di posi- zione a favore di Mescolini da parte dei democratici, con a capo il capogruppo del PD alla Camera Graziano Delrio ed il Sindaco Luca Vecchi.
Ha replicato il centrodestra con alcune interrogazioni par- lamentari.
Ad oggi la linea politica adot- tata dal PD e dal Procuratore Mescolini è mutuata da un detto siciliano "calati giunco che passa la piena", che si può tradurre in, "lasciamo passare tutto e poi torniamo in piedi". In attesa dell'esito del rinvio a giudizio del giudice Palamara, sono meritevoli di citazioni le prese di posizione del giudice reggiano Varotti e del collega siciliano Reale i quali denun- ciano che i magistrati indi- pendenti si vedono precludere possibilità di carriera a causa del sistema delle nomine "pi- lotate" dalle componenti più forti.
Da qui discende un forte ri- chiamo al codice etico della Magistratura che imporrebbe, ai beneficiati di nomine dovu- te ad intrecci tra magistratura e politica, le dimissioni. Inoltre i giudici indipendenti auspicano - come già avevo indicato nella lettera del 14 agosto riportata dai quotidiani - da parte del Presidente della Repubblica Mattarella lo scio- glimento dell'attuale CSM, cosa che può fare solo lui, essendone a capo. In attesa di sviluppi due cose si possono dire: il vaso di Pandora che ho scoperchiato non smetterà di produrre esalazioni anche se qualcuno volesse richiuderlo. L'altra cosa è che il Procura- tore capo Mescolini, con ciò che emerso, si trova in una condizione di incompatibili- tà ambientale nella quale – conclude Eboli - sarà molto difficile esercitare il proprio ruolo”.
     MA IL PD FA QUADRATO E DIFENDE IL GIUDICE
 Si sono scritti e consultati nella chat di gruppo che hanno su Whattsap e poi i principali esponenti del Par- tito Democratico reggiano hanno preso posizione sullo scandalo che coinvolge il nostro Tribunale e, in parti- colare la figura del Procura- tore capo Marco Mescolini. Il sindaco Luca Vecchi, il presidente della Provincia Giorgio Zanni, la segretaria del partito Gigliola Venturi- ni sollecitati dall’onorevole Graziano Delrio e dagli altri parlamentari: tutti insieme appassionatamente nel ri- gettare gli attacchi alla ma- gistratura reggiana. “L’attacco violento portato da più parti al Procurato- re della Repubblica è em- blematico di una cultura politica e di un lessico che non riguardano la cultura
democratica di queste terre. I democratici italiani e reggiani sono abituati ad avere rispetto del lavoro dei magistrati, che è un lavoro lento e difficoltoso ri- spetto al quale non è possibile assistere alla stregua di tifosi. E’ inaccettabile attaccare i ma- gistrati, alimentando una cultu- ra del sospetto strumentale ed orientata a minarne la credibili-
tà, a maggior ragione laddove gli stessi abbiano ricoperto un ruolo di primo piano nella lotta ai mafiosi nella nostra terra”. Queste le parole del Partito Democratico coerenti con la linea mantenuta anche durante le difficili settimane del caso Bibbiano quando Mescolini autorizzò lo spettacolare (e se- condo noi eccessivo) arresto
nei confronti del sindaco di Bibbiano Andrea Carletti. Anche in quel frangente il Pd scelse di non criticare la magistratura preferendo attaccare piuttosto il trita- carne mediatico e social che di quell’infausto prov- vedimento di arresto era in realtà soltanto una logica conseguenza.
   








































































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